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Upskilling e reskilling ai tempi dello smart working: benefici e strategie

La pandemia ha cambiato le carte sul grande tavolo del mercato del lavoro. Mentre prima a decidere le sorti della partita era sempre, o quasi, solo l’azienda, ora anche le persone. I lavoratori stanno facendo il loro gioco e sul piatto mettono: la richiesta di stipendi più adeguati, migliore work life balance, sviluppo professionale e miglioramento delle competenze e flessibilità, come rivela il Global Workforce of The Future Report 2022 di Adecco Group. E così, se sugli stipendi, in un momento di grave crisi economica, risulta più difficile per le aziende rilanciare, i tre aspetti sui quali stanno puntando le organizzazioni sono: Smart Working, programmi di upskilling e reskilling, attenzione al rischio burnout.

Concentrandoci sullo sviluppo professionale e il miglioramento delle competenze, lo studio Adecco riferisce che se il 31% degli intervistati, su un campione di oltre 30.000 lavoratori a livello globale, prevede di lasciare il proprio posto entro i prossimi 12 mesi a causa della mancanza di opportunità di avanzamento e di riqualificazione e miglioramento delle competenze, dall’altro lato, il 44% di chi desidera rimanere lo farebbe solo a condizione di poter crescere e migliorarsi. Appare chiaro, dunque, come upskilling e reskilling siano oggi processi fondamentali se si vuole rafforzare la stretta di mano tra datore di lavoro e dipendente nel nuovo mondo del lavoro.

I vantaggi di upskilling e reskilling, una strategia win to win

In un momento storico in cui lo sviluppo delle imprese viene messo a serio rischio dalla mancanza di talenti, investire nell’evoluzione della forza lavoro attuale è certamente una strategia vincente per non perdere di competitività sul mercato globale. A dare l’allarme è anche il World Economic Forum, che evidenzia nel Future of Jobs Report come, per via dell’aumentata adozione della tecnologia, entro il 2025 il 50% di tutti i dipendenti avrà bisogno di riqualificazione.

Ma vediamo, dunque, più nel dettaglio alcuni tra i principali vantaggi nell’avviare processi di upskilling e reskilling all’interno dell’azienda.

Lavoratori più produttivi e pronti ad adattarsi alle sfide e agli imprevisti

Accrescere il bagaglio di competenze dei dipendenti, che si tratti di upskilling o reskilling, genera una forza lavoro, non solo soddisfatta e coinvolta e più produttiva, ma crea i presupposti affinché essa sviluppi la capacità di adattabilità di fronte ai frequenti cambiamenti dei mercati legati al contesto socioeconomico e alla trasformazione digitale che ormai permea tutti i settori.

Risparmio economico grazie al calo del turnover

L’impresa, attraverso l’offerta di percorsi di upskilling e reskilling, dimostra di avere cura della propria forza lavoro, che svilupperà maggior attaccamento ad essa scongiurando le dimissioni. Questo, per l’impresa, significa abbattere una serie di costi legati al turnover: campagne di assunzione, tempi di inserimento nel team, formazione e allineamento sui task.

Crescita del vantaggio competitivo

Conoscenza ed esperienza costituiscono la vera forza di un’azienda. Identificare e colmare le lacune di competenze all’interno dell’organizzazione, nonché offrire la possibilità di acquisirne sempre di nuove giocando d’anticipo sul futuro, vuol dire aumentare il proprio vantaggio competitivo sul mercato.

Capacità di attrarre i talenti

I lavoratori, soprattutto i più giovani, mettono tra le loro priorità la crescita personale e lo sviluppo professionale, come dimostrano i dati sopra citati. Questo significa che, un’azienda che è in grado di offrire percorsi di upskilling e reskilling certamente sarà ai loro occhi più attrattiva.

Come mettere in campo efficaci strategie di upskilling e reskilling

Per sviluppare un’efficace strategia di upskilling e reskilling i passi principali da compiere sono sostanzialmente tre.

  1. Fare una mappatura delle attuali competenze in azienda individuando lacune e potenzialità di sviluppo è il primo passo, in assoluto, che va fatto per definire una strategia adeguata di upskilling e reskilling.
  2. Sviluppare un piano di formazione continua che sia allineato agli obiettivi a breve e a lungo termine, soprattutto in tempi in cui a dettare le regole del gioco è perlopiù l’innovazione tecnologica che per sua stessa natura è in costante evoluzione.
  3. Individuare gli strumenti migliori per trasmettere le competenze in maniera coerente e armonica con quelle che sono le nuove modalità di lavoro in Smart Working. Questo può significare prediligere metodi di formazione a distanza tramite gli strumenti digitali, in modalità sia sincrona che asincrona da fruire in autonomia, garantendo così la massima flessibilità anche per i momenti di apprendimento, piuttosto che orientarsi verso la più tradizionale formazione in presenza fortemente vincolante in termini di luogo e di tempo.
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