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Talent Acquisition

Perché la talent acquisition inizia dal corretto employer branding 

Secondo quanto riportato da Glassdor, l’86% delle persone in cerca di lavoro ricerca recensioni e valutazioni aziendali per decidere dove candidarsi, il 50% dei candidati non lavorerebbe per un’azienda con una cattiva reputazione anche per un aumento di stipendio, il 92% delle persone prenderebbe in considerazione la possibilità di cambiare lavoro se gli venisse offerto un ruolo in un’azienda con un’ottima reputazione. 

Questi numeri indicano chiaramente una cosa: talent acquisition, ossia il processo di trovare, attrarre e assumere i candidati più qualificati, e employer branding, ossia la reputazione dell’azienda come datore di lavoro, sono indissolubilmente legati. 

Se ai dati sopra citati affianchiamo il risultato di quanto rilevato dall’ultima edizione dello studio The talent shortage di Manpower (realizzato intervistando oltre 40.000 datori di lavoro in tutti i settori industriali in 40 Paesi e territori tra cui l’Italia), secondo cui 3 aziende su 4 hanno segnalato carenze di talenti (il suo massimo storico dal 2006 al 2022) e difficoltà di assunzione, ci si rende conto quanto sia diventato strategico per le imprese lavorare sul proprio employer branding per affrontare le grande sfida della talent acquisition e mantenere il vantaggio competitivo. 

Come l’employer branding influenza la talent acquisition 

In un mercato del lavoro fortemente competitivo, costruirsi una buona reputazione come datore di lavoro aiuta l’impresa a distinguersi e attirare talenti qualificati. Così come infatti le aziende si preoccupano del modo in cui il proprio marchio venga percepito dai clienti, allo stesso modo è fondamentale che si impegnino nel rispondere alle aspettative che i potenziali dipendenti hanno nei loro confronti. 

Lo stipendio, sebbene costituisca ancora la più forte motivazione al lavoro, non è più l’unico elemento che i candidati guardano in un’azienda. Ciò che le persone cercano oggi è un’organizzazione che dimostri di prendersi cura di loro, del loro benessere psico-fisico, che li ascolti, che abbia dei valori da condividere e che sappia metterli in pratica. Se l’azienda si dichiara inclusiva, per esempio, ci si aspetta di trovare un ambiente realmente eterogeneo e aperto ad accogliere la diversità. L’eventuale dissonanza tra ciò che si proclama e la realtà dei fatti, quella promessa mancata, è un boomerang devastante in termini di reputazione penalizzando il processo di talent acquisition. 

Creare un’immagine positiva per attrarre i talenti migliori: tre consigli 

Creare un employer branding abbastanza forte da determinare una differenza nella talent acquisition necessita tempo, ma investire in questa direzione ripagherà a lungo termine attraverso processi di assunzione più rapidi e dipendenti più produttivi. Vediamo dunque tre consigli per creare una buona reputazione aziendale e attrarre i talenti migliori e più adatti ad inserirsi all’interno del team. 

Per capire cosa e come proporsi a dei potenziali candidati, bisogna prima capire cosa pensa dell’azienda chi con essa ha già a che fare tutti i giorni; in una parola bisogna ascoltare i dipendenti. Solo attraverso l’ascolto dei dipendenti sarà possibile individuare eventuali aree di miglioramento e cosa valorizzare per rendere sempre più attrattiva l’organizzazione. Lo strumento del sondaggio anonimo si può rivelare molto efficace perché consente ai dipendenti di esprimersi liberamente dando feedback positivi e negativi.  

Definire e promuovere i valori aziendali, internamente e esternamente all’organizzazione, è un buon modo per costruire il proprio employer branding permettendo sia a chi sta cercando lavoro, sia a chi lavora già per l’azienda di sapere cosa sia importante per essa e da cosa ogni sua scelta sia guidata. Perché i dipendenti vogliono sentire che stanno dando un contributo a qualcosa di più grande e, come dicevamo prima, non vogliono solo lavorare per uno stipendio. 

Infine, ad oggi si dimostra certamente efficace creare una presenza rilevate sui canali online che, per capacità capillare di diffusione, sono quelli che consentono meglio di veicolare i messaggi aziendali. Blog, podcast, social media, sono tutti veicoli attraverso i quali è possibile attrarre i talenti e mostrare loro la cultura organizzativa. 

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